Attratta Dall’uomo Sbagliato estratto – Virna DePaul

Attratta Dall’uomo Sbagliato estratto

Difficile fingere disinteresse a una conversazione quando l’argomento riguarda un uomo sul quale hai fantasticato per anni.  Eppure, Bryn Donovon stava facendo proprio questo.

“Andiamo, Bryn, sii onesta,” Tamara Logan insisteva mentre agitava una forchettata d’insalata.  “Non puoi in alcun modo affrontare Daniel Mays in tribunale ogni settimana e non desiderare di saltargli addosso.  Sei una donna, hai gli occhi, e lui è fighissimo.  Ha completato il triathlon dell’Ironman tra i primi cinque, per carità!”

Bryn sbuffò, bevve un sorso dalla bottiglia d’acqua, poi si strinse nelle spalle.  “Per caso il triathlon ha una nuova specialità?  Adatta per gli Uomini Egocentrici – Vince Chi Ha La Testa Più Grande?” Bene, questa era buona. Il suo commento non rivelava niente del desiderio ardente e non realizzabile che aveva sentito in tutto il corpo nell’attimo in cui Tamara aveva pronunciato il nome di Daniel.

Tam rise, mandando tintinnii con gli orecchini a forma di lampadario.  “Di sicuro l’aggiungeranno, solo che i giudici non misureranno la testa che c’è sopra la sua vita.  Vincerà per avere la più grande testa di ca— ”

Sollevando le mani per coprirsi le orecchie, Bryn gemette.  “Per favore.  Risparmiami i dettagli cruenti.”

“Purtroppo non posso.”  Il viso di Tam s’illuminava completamente quando sorrideva, gli occhi scintillavano e i lati della bocca formavano fossette, rendendo impossibile non ricambiare il sorriso.  Nonostante la loro amicizia fosse relativamente recente, pranzare con Tam era diventato un momento speciale nella giornata di Bryn.  “Mi dispiace sul serio di non essere mai riuscita a vederlo nudo,” disse Tam, agitando di nuovo la forchetta.  “Almeno però ho sperimentato in prima persona che sa baciare in modo fantastico”.

Alle parole di Tam, Bryn lottò per mantenere il volto inespressivo. Tam era uscita con Daniel una volta o due, ma era Bryn a essere perseguitata da sogni ricorrenti in cui lui era il protagonista. Nel sogno della notte scorsa, avevano fatto molto più che baciarsi. I capelli scuri di Daniel erano sparsi sulle sue cosce e la lingua le aveva procurato sensazioni deliziose —

Prese aria con un respiro tremolante.  Ancora adesso il ricordo dello stato di eccitazione sessuale al momento del risveglio, le procurava rabbia.  In più le creava confusione.  C’erano molti uomini attraenti in giro per il mondo ma solo Daniel Mays tormentava i suoi sogni, e anche le ore di veglia.

Con i capelli castani brizzolati, gli occhi verdi e un leggero accenno di fossetta nel mento, l’uomo era innegabilmente affascinante.  Aveva una robusta corporatura longilinea che sovrastava l’esile metro e sessanta di Bryn, il sorriso pronto, una leggera pronuncia strascicata del sud, e un fascino genuino e riservato che lo avevano reso l’argomento più gettonato dal personale femminile del tribunale.

Il lungo elenco di avventure sentimentali di Daniel e la capacità di conservare l’amicizia con la maggior parte delle sue ex, dimostravano che apprezzava l’unicità di ciascuna delle sue ammiratrici e che aveva un comportamento corretto con loro.  Nei due anni in cui Bryn era stata dentro e fuori dai tribunali, era uscito con molte donne diverse: una bionda statuaria dell’ufficio Ricerche, un’asiatica minuta, impiegata come reporter, e naturalmente, Tam, uno dei tre avvocati del personale del tribunale.  Non sembrava prediligere un tipo particolare, piuttosto apprezzava la compagnia di donne intelligenti, coinvolgenti e complicate. Eppure, nessuna di loro sembrava riuscire ad alimentare il suo interesse a lungo.

E nonostante il bell’aspetto, il buon carattere e il fascino appariscente, Daniel Mays si guadagnava da vivere difendendo delinquenti.  E questo avrebbe dovuto porre fine alla sua attrazione molto tempo fa.

Non c’era stato modo di riuscirci.

Percependo lo sguardo di Tam su di lei, Bryn si sforzò di ricordare l’argomento di cui stavano parlando.  Oh sì.  L’abilità di Daniel con i baci.  “Non è una sorpresa che sia bravo,” mormorò Bryn.  “Ha fatto abbastanza pratica.”

“È un playboy,” ammise Tam, “ma è single… chi può biasimarlo? Non si deve neppure sforzare tanto.  E la sua pratica dà buoni risultati. Che cosa può fare quell’uomo con la lingua è un miracolo.  Vance è l’eccezione, naturalmente, ma baciare Daniel Mays è più erotico che fare sesso con qualsiasi altro uomo.  E con molta probabilità procura un orgasmo a una donna!”

Bryn gettò il resto del sandwich nel sacchetto di carta e lo ridusse a palla. “Sì, beh, non saprei, e neppure lo vorrei. Ciò che mi affascina ancora meno del baciare Mays è la sua professione”.  E ovviamente Mays sapeva cosa lei provava. All’inizio, era stato amichevole. Curioso riguardo a lei. Quando non aveva ricambiato, aveva messo fine a ogni tentativo di conoscerla meglio.  Era cortese, ma questo era tutto.

“Gli avvocati penalisti non sono mostri,” disse Tam in modo pacato.

Bryn s’irrigidì.  Allungò la mano per toccare quella di Tam ma la ritrasse prima del contatto.  “Mi dispiace.  Non avrei dovuto generalizzare.  Ci sono diversi avvocati penalisti che mi piacciono e che rispetto.  Vance in particolare.  Ma Mays è solo un po’ troppo… troppo… ”

“Sconcertante”?  Tam sorrise con intenzione.

Anche troppo, pensò Bryn. Di certo aveva la capacità di distogliere la sua attenzione da ciò che per lei era più importante — dare giustizia alle vittime di un reato: quella giustizia che era stata negata a sua sorella.  Sospirando, si alzò in piedi.  “Superficiale.  È un po’ troppo superficiale per quello che fa.  Ma non parliamo di lui.  Come ti senti?”

Tam si alzò in piedi anche lei, gemendo quando lo fece.  Il rigonfiamento tondeggiante dello stomaco dava l’impressione che avesse ingoiato un pallone da basket.  “Tranne che per il mal di schiena e il costante bisogno di fare pipì, va tutto bene.  Giuro che questo bambino se la spassa solo con due cose — danzare il tiptap sulla mia spina dorsale e raccontare bugie alla mia vescica.”

Bryn gettò i rifiuti nel cestino e si diresse verso la sede principale, ma si fermò all’ingresso. Si voltò a guardare Tam, che traballò fermandosi dietro di lei.  “Sai,” Bryn iniziò, sforzandosi di parlare con tono indifferente, “Stavo pensando alla tua offerta di organizzarmi un appuntamento con il fratello di Vance. Prima non ero molto interessata all’idea, ma sai se farà qualcosa venerdì prossimo?  Perché… beh… ”

“La festa di fidanzamento di tua sorella è il prossimo fine settimana, e sei improvvisamente alla ricerca disperata di un uomo che faccia da cuscinetto tra te e tua madre?”

“Qualcosa del genere,” ammise Bryn.  “Vorrei proprio evitare di sentire la solita vecchia solfa e il ritornello sull’essere maniaca del lavoro, una che morirà come una zitella acida con tanti gatti, dopo aver spezzato il cuore della madre.  Chissà, se Thad è disponibile e se —”

Qualcuno si schiarì la gola.

Trasalì e si voltò.

Daniel Mays.

Era appoggiato a un alto schedario, con le braccia incrociate sul petto.  Come sempre, le sue pulsazioni aumentarono.  Questa volta, oltre all’intenso pulsare delle vene, la bocca era diventata secca, e la mortificazione le formò un nodo in gola che doleva come se fosse frastagliato.  C’era il rischio che le avesse sentite parlare di lui, e lui era abbastanza intelligente da capire cosa potessero nascondere le sue parole — desiderio represso.

Per lui.

 

* * *

 

Poco dopo mezzogiorno, Daniel era entrato nell’ufficio del personale del procuratore, piacevolmente sorpreso dalla voce di Tam che proveniva da una stanza sul retro.  Di solito Tam trascorreva la sosta del pranzo con il marito, Vance, partner di Daniel in uno studio legale e suo migliore amico, e lo stesso fortunato figlio d’un cane che aveva dato un passaggio a Tam subito dopo che Daniel le aveva chiesto di uscire.

Daniel non poteva non essere felice per loro.  Vance era come un fratello, e Tam stava rapidamente diventando una sorella.  Una sorella che aveva baciato, come spesso diceva a Vance per prenderlo in giro.

Con il sorriso stampato in viso aveva iniziato a dirigersi nella direzione della voce di Tam, quando per caso era riuscito a cogliere il nocciolo della sua conversazione.  Divertito, lusingato, e convinto ancora una volta che Vance fosse un uomo fortunato, Daniel si era voltato per andare via. A quel punto però aveva sentito Tam rivolgersi all’amica chiamandola per nome e si era fermato sui suoi passi.

Bryn Donovon, il rigido procuratore che mirava al sodo, giustamente soprannominato “Giustizia” da parte della comunità legale? Non sapeva neppure che Tam conoscesse Bryn, figuriamoci che fossero amiche. E, a quanto pare, erano abbastanza buone amiche da discutere di uomini? E di fantasie?

E di lui?

Doveva andare via.  Doveva farlo davvero.  Due donne che parlavano di uomini, di sesso e di lui, di sicuro una conversazione che non avrebbe dovuto ascoltare di soppiatto.  Eppure, dopo la sconfitta in tribunale della mattina, avrebbe potuto trarne un’iniezione di fiducia per il suo ego.

Quando Tam aveva menzionato il triathlon di Ironman, Daniel aveva fatto una smorfia. Sfiga.  Non era proprio l’iniezione di fiducia per il suo ego in cui aveva sperato. Quel triathlon lo aveva quasi ucciso. Aveva aggrottato la fronte alla risposta di Bryn, sorpreso suo malgrado. Non erano amici, ma di sicuro non aveva fatto nulla per meritare un tale disprezzo.  E la sua reputazione con le donne era in qualche modo gonfiata.  Lei più di tutti avrebbe dovuto capire il concetto di essere innocente fino a prova contraria.

Spinse via ogni residuo di colpa per essersi nascosto per ascoltare.  Era venuto lì solo per controllare un documento.  Se le due donne non avevano abbastanza buonsenso da chiudere la porta quando chiacchieravano, questo non era colpa sua.

“Per favore” aveva sentito Bryn dire.  “Risparmiami i dettagli cruenti.”

Daniel deglutì.  Cruenti?

Il suo fastidio si era accresciuto a ogni parola di Bryn Donovan.  Quando aveva denigrato la sua professione in modo sprezzante ed espresso disinteresse alle sue prodezze sessuali, aveva avuto la voglia pazza di spuntare fuori in mezzo alla loro conversazione e di baciarla fino all’orgasmo, soltanto per dimostrarle che si sbagliava.

Fermo lì.  Baciare Bryn Donovon?  Di sicuro questa era un’idea da romanzo.

Se costretto, l’avrebbe descritta come una donna media, nella migliore delle ipotesi. Capelli scuri, costituzione snella, postura impeccabile, abbigliamento normale.  Inoffensiva, ma nient’altro degno di nota.  Certamente non appariscente, e niente che potesse indicare una personalità calda e divertente.  Daniel non aveva bisogno di niente di appariscente, ma aveva bisogno di divertimento e calore.

C’era qualcosa da dire sul coraggio, tuttavia. E Bryn aveva coraggio. Assolutamente ne aveva. Improvvisamente, non poteva togliersi dalla testa l’idea di baciarla.

Aveva completamente mancato il bersaglio con lei? Era semplicemente sovraccarico di lavoro? Aveva pensato a lei come avversario professionale tanto a lungo da falsare la propria capacità percettiva?

Daniel si strinse nelle spalle e sorrise.  Non c’era occasione migliore di questa per scoprirlo. Aveva incrociato le braccia sul petto, si era appoggiato a uno schedario, e aveva aspettato che le donne uscissero nel corridoio. Quando si erano fermate sulla porta, chiacchierando, la sua impazienza era cresciuta, e si era schiarito la gola, richiamando su di se l’attenzione di Bryn.

Quando lei si era voltata e lo aveva visto, avrebbe dovuto sentirsi soddisfatto per la sua reazione agitata.  Invece, aveva dovuto affrontare la propria reazione inaspettata.  Quando il viso di Bryn era andato in fiamme e i suoi occhi si erano spalancati, Daniel si era accorto per la prima volta — come era possibile? — che quegli occhi erano tutt’altro che banali.

Erano di un caldo colore castano dorato, circondati da ciglia scure che mettevano in risalto la forma leggermente esotica.  Cercò di evitare, ma il suo sguardo si tuffò su tutta la confezione.

Che idiota era stato.

Bryn era stupenda.

Capelli color ebano splendenti senza un accenno di onde.

La curva seducente delle caviglie sopra le pratiche scarpe nere.

La pienezza del labbro inferiore, che anche ora maltrattava con i denti bianchi e dritti.

E i suoi occhi. Diavolo, i suoi occhi.

Immaginava quegli occhi dorati storditi dal piacere, piacere che avrebbe potuto darle in tanti modi.  Verbalmente.  Fisicamente.  Sdraiato.  In piedi.  Morbido e lento. Poi impetuoso. Poi ancora più impetuoso.

Come se riuscisse a leggere nella sua mente, divenne paonazza ma non disse nulla.

Tam sorrise a Daniel sopra la spalla di Bryn. Alta, e con i tacchi a spillo nonostante l’anguria nello stomaco, torreggiava sulla figura minuta di Bryn. Svolazzava le dita in un’ondata di buon umore.  “Beh, Ciao, bello.  Stavamo proprio parlando di te.”

Bryn sembrava pronta a strangolare Tam con le mani nude.  Invece, sollevò il mento e passò oltre Daniel.

O piuttosto, tentò.  Daniel bloccava l’uscita. Nonostante l’eccitazione che scorreva dentro di lui, soffocò la voglia di ridere. “Davvero? Mi era sembrato che accennassi alla possibilità che Thad accompagnasse Bryn a una festa di fidanzamento.” Lanciò furtivamente uno sguardo di traverso a Bryn.  “Ma conosco Thad da anni e, anche se non avesse un rapporto fisso proprio ora… “Vide gli occhi di Tam allargarsi e lui socchiuse i suoi un tantino.  Immediatamente, Tam strinse le labbra per sopprimere un sorriso.  “…Non sono sicuro di cosa proverebbe a essere utilizzato come un — vediamo, come potremmo dire? — un diversivo.  Non posso dire che ti biasimo, comunque.  Anch’io ho una madre che pensa eternamente in rosa.”

Lo sguardo di Bryn si muoveva in su e in giù, indicando che nonostante la propria pazienza, la stava importunando.

“Ma chi l’avrebbe mai pensato?  A quanto pare, qualcosa riesce a spaventarti, signorina Donovon.”  Sorrise, desiderando che quelle rigide spalle a bacchetta si rilassassero.  Dal modo in cui Bryn aveva parlato con Tam, di certo aveva un senso dell’umorismo all’altezza della perspicace intelligenza.  Forse una volta rilassata sarebbe stata più divertente e più calda di quanto avesse mai potuto immaginare. “Attenta, o rovinerai la tua reputazione di mastino dei processi”.

Bryn arrossì.  Per lei, questo era l’equivalente della balbuzie e di essere toccata nel sedere.  “Scusami, ma sono in ritardo per la riunione con il giudice”.

Daniel sollevò lo sguardo sull’orologio dell’ufficio.  “La riunione non inizia prima di altri dieci minuti.”

Mosse su e giù il naso sbarazzino in aria.  “Preferisco aspettare fuori dall’aula piuttosto che stare qui con te.”

È coraggiosa, pensò di nuovo.

“Sì, spostati, Daniel,” s’intromise Tam.  “Non vorrai che Bryn usi la forza per passare, spero?”

Tam strizzò l’occhio di nascosto da dietro alla schiena di Bryn.

Daniel si raddrizzò, si spostò da un lato, e fece un ampio movimento con la mano davanti a lui.  Appena Bryn scivolò oltre, disse, “Penso che dipenda da ciò che ha in mente. Senti un po’, ad esempio, non era intenzionata a strappare il mio — oh, non so — testone…? ”

Bryn si gelò e Daniel sentì il suo ansimare mal dissimulato.

“Potrebbe essere una specie di divertimento,” disse, sorridendo apertamente ora.  “Che cosa ne dici, Giustizia?”

Con le spalle irrigidite, si voltò lentamente verso di lui.  “Direi che piuttosto affronterei una giuria in mutande”.

“Qualunque cosa ti ecciti.  E lo dico davvero.”

Bryn marciò via, con la schiena dritta e impettita come sempre.

Quando non poteva più sentire, Daniel si voltò per vedere Tam che scuoteva la testa verso di lui.  Si strinse nelle spalle con aria innocente.  “Che cosa c’è?”

Tam sbuffò.  “Thad non ha un rapporto fisso, e tu lo sai.”

Allargando gli occhi in modo teatrale, Daniel replicò, “Davvero?  Avrei giurato di averlo sentito da Vance.  Ehm.  Devo essermi sbagliato.”

“Bryn non è particolarmente entusiasta degli avvocati penalisti.”

“La maggior parte dei pubblici ministeri non lo è.  Ci passerà sopra. Sono un campione con i baci, dopotutto.”

Tam sbuffò nuovamente e lui sorrise.  “Sto solo dicendo …” strascicò.

Venti minuti più tardi, dopo aver detto a Tam che avrebbe regalato al nascituro una batteria per il secondo compleanno se avesse fatto accompagnare Bryn da chiunque, escluso Thad, Daniel fissava la schiena di Bryn nell’aula delle udienze.

Non c’era alcun dubbio.  Lo intrigava.  Voleva conoscerla meglio, e sapere cosa era necessario per farla rilassare.

Per farla sorridere.

Per farle avvolgere le braccia intorno a lui e gemere di piacere.

Una rinnovata ondata di desiderio lo fece sorridere.

Dicerie a parte, Daniel sceglieva con cura le sue donne.  Raramente sceglieva avvocati, e non aveva mai avuto una relazione con un procuratore, figuriamoci con una con la rigidità di Bryn. Ancora, chi poteva immaginare che Bryn Donovon avesse così tanti aspetti sensuali da esplorare?  Andava fiero di se stesso per la capacità di scoprire le piccole sfumature che sfuggivano agli altri, e il fatto che quelle di Bryn gli fossero sfuggite lo faceva incazzare.

Avevano lavorato insieme per due anni presso il Tribunale di Sacramento.  Le rivolgeva un sorriso cordiale quando si salutavano.  Ammirava il suo metodo di agire nel processo.  Le aveva anche stretto la mano per congratularsi quando era riuscita a batterlo in un processo, cosa che finora era successa ogni volta.

Fino ad oggi però non si era mai seduto nell’aula del tribunale con lo scopo specifico di conoscerla meglio.  Non aveva mai studiato il suo corpo con così tanta attenzione, fissando ogni angolo e ogni curva nella sua memoria, come in preparazione di un massiccio attacco frontale.  Questo era esattamente quello che stava facendo ora, ed esattamente quello che stava progettando.

Gli ci volle meno di un minuto per accettare la verità.

Era stato un idiota a non accorgersi di lei. Non aveva però intenzione di perseverare nell’errore.  La tenace procuratrice distrettuale dagli occhi sexy era un punto di domanda, e non sarebbe stato soddisfatto fino a quando non avesse trovato le risposte.

Grazie a Tam, avrebbe potuto davvero averne la possibilità.

L’impiegato annunciò che la corte si riuniva.  Con poca attenzione ascoltò il difensore d’ufficio, e Bryn trattò i primi pochi casi.  Poi, quando l’impiegato annunciò la causa di Kyle Winsor, si alzò e si fece strada verso la parte frontale dell’aula. Si sedette al tavolo della difesa con il suo cliente, un punk di diciannove anni incline ad allungare troppo le mani, ma un punk che avrebbe potuto ancora cambiare la sua vita.

“Dobbiamo confermare il processo con giuria la prossima settimana, avvocato Mays?” chiese il giudice.

“A meno che la signorina Donovon sia disposta a concordare per la libertà vigilata in cambio di una dichiarazione di non contestazione?”  Osservò il profilo di Bryn, anche se sapeva già cosa avrebbe detto.

Senza guardarlo, Bryn disse pacatamente, “Non succederà, vostro onore.  La gente chiede la massima pena in questa causa, e siamo pronti ad andare in giudizio.”

“Va bene, avvocati.”

Mentre il giudice discuteva la logistica con il suo impiegato, Kyle inveì con voce smorzata. Dietro di loro, suo padre, noto a Daniel solo come Winsor, imprecò con toni molto più accesi.

Le imprecazioni di Winsor erano state l’unico avviso che si era udito nell’aula.

Prima che chiunque potesse rendersi conto delle sue intenzioni, l’uomo era balzato sopra il muretto che separa il pubblico dal personale del tribunale ed era andato dritto verso Bryn.  Bryn sollevò lo sguardo, allargando gli occhi quando il padre di Kyle si buttò su di lei. La paura balenò nel suo viso.

“No!” Daniel gridò, sollevandosi di scatto dalla sedia.  Quando Daniel riuscì a raggiungere Bryn, Winsor l’aveva già immobilizzata contro il tavolo.  Lei cercava freneticamente di graffiargli le mani.  Boccheggiava per riprendere aria.  Diede una ginocchiata a Winsor nelle palle un istante prima che Daniel lo afferrasse per la parte posteriore della camicia.

Winsor lasciò la gola di Bryn, ma riuscì ad afferrarla per il bavero, tirandola verso di lui.  Daniel riuscì a strapparla via e a farle da scudo con il corpo.  Winsor si lanciò di nuovo, e l’ufficiale giudiziario lo colpì alla nuca con il bastone.  Si accartocciò per terra. L’ufficiale giudiziario raccolse l’uomo prendendolo per il fondo dei pantaloni e lo trascinò indietro, lontano da Bryn.

Risuonarono grida.  Il giudice ordinò a tutti di calmarsi, mentre Daniel e Bryn stavano in piedi, con Bryn che tremava.  Qualcuno si fece largo tra la folla, cercando di raggiungere Bryn.  Daniel afferrò lo stronzo, rendendosi conto che era Paul, il fratello di Kyle.

“Torna indietro,” ringhiò Daniel, avvolgendo le braccia intorno al petto di Paul.  L’uomo continuò ad andare avanti, cercando di trascinare anche Daniel.

“Lasciami andare,” disse ansimando.  “Finirò quello che mio padre ha iniziato.  Lascia in pace mio fratello,” disse con stizza rivolto a Bryn.

Appena Daniel cercò di trascinarlo a terra, Paul sparò un potente pugno sul volto di Daniel, facendogli sanguinare le labbra prima che due ufficiali giudiziari lo trascinassero via dietro a Winsor.  Una rapida occhiata confermò a Daniel che il suo cliente stava per essere accompagnato fuori dall’aula.  Un attimo prima che sparisse dietro un angolo, Kyle si girò a guardare Daniel con l’espressione scioccata.

Bryn era semi appoggiata contro il tavolo.  Daniel si precipitò verso di lei.  Con una mano sotto il gomito di Bryn e l’altra avvolta intorno alla parte posteriore del collo, guardò i suoi occhi inebetiti.  Diversamente da lui, trascinava l’aria dentro e fuori dal petto ansimante, e sembrava incapace di respirare.  “Bryn, stai bene?  Bryn!”

Lo guardò appena.  Fece scorrere gli occhi sul suo corpo, cercando di capire se fosse rimasta ferita.  La gola era rossa nel punto in cui le dita di Winsor avevano premuto sulla pelle delicata.  La giacca era stata strappata su un fianco, e la camicia button-down lacerata, esponendo parte di un reggiseno di pizzo rosa che copriva un seno rotondo.  Il suo cuore rallentò il terribile martellio quando Bryn riuscì finalmente a respirare una boccata d’aria.

“Stai bene”, disse rassicurando lei.  E anche se stesso.  Quando allungò una mano per sistemarle i vestiti, notò un segno scuro appena sopra il seno che sbirciava da dietro la camicia. Pensando che fosse un livido, spostò indietro il tessuto. Non era un livido.  Era un tatuaggio. Un cuore che si arrotolava a spirale sulla sua pelle color avorio chiaro.

Daniel sollevò le sopracciglia e guardò Bryn. Stava ancora tremando mentre si appoggiava su di lui.  Da ciò che sapeva di lei, non si era mai appoggiata su nessuno.  La fissò negli occhi e sentii una stranissima oppressione al petto, come se qualcosa avesse scavato dentro di lui.  Strinse il braccio proprio nel momento in cui dando segno di essersi ripresa, lei si scostò e cominciò ad abbottonarsi la camicetta.

“Bryn —” esordì, ma fu immediatamente spinto da una parte da Linda Mendell, il reporter del tribunale. La donna, che aveva la struttura di un treno merci, afferrò il braccio di Bryn, la sollevò in alto, e la portò verso gli uffici a disposizione del giudice. Bryn guardò indietro verso di lui, con gli occhi dorati spalancati, e Daniel sentì una sensazione nelle viscere.

Era stato colpito senza preavviso, con forza, e non solo dal vecchio Winsor.

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